Il coaching è un metodo di sviluppo di una persona, di un gruppo o di un’organizzazione, che si svolge all’interno di una relazione facilitante, basato sull’individuazione e l’utilizzo delle potenzialità per il raggiungimento di miglioramento o cambiamento autodeterminati e realizzati attraverso
un piano d’azione.
(A. Pannitti e F. Rossi – L’essenza del coaching – FrancoAngeli).
Con estrema semplicità, ma con altrettanta chiarezza, il coaching è proprio questo.
Il cliente (azienda, persona, manager, professionista, sportivo….) che sente la necessità di raggiungere obiettivi, di migliorare la propria performance nella vita o negli affari o di cambiare aspetti della propria vita personale, si può rivolgere al coach (allenatore) che lo accompagna e facilita il raggiungimento del traguardo prefissato.
Il coaching contribuisce alla maturazione della consapevolezza, dell’autonomia e della responsabilità del cliente.
Questo processo di maturazione ha inizio, naturalmente, durante gli incontri, le sessioni, si sviluppa e prende corpo nell’intervallo tra una sessione e l’altra tramite l’azione del cliente che usa le proprie potenzialità per raggiungere l’obiettivo autodeterminato. Il processo di maturazione, completo al termine dell’intervento di coaching, non si esaurisce nel raggiungimento dell’obiettivo, ma consente di affrontare ottimamente tutte le sfide che il cliente vorrà porsi.
Il coaching si sviluppa attorno ai tre pilastri fondamentali del metodo:
1. La Relazione facilitante;
2. Individuazione e sviluppo (allenamento) del potenziale;
3. Individuazione di obiettivi, elaborazione ed esecuzione del piano di azione.
Accordo con il cliente – E’ l’accordo che il coach sottopone all’approvazione del cliente prima dell’inizio del percorso di coaching, deve essere scritto e deve contemplare spiegazioni chiare sul metodo seguito, sui ruoli e responsabilità del coach e del cliente. L’accordo è importante perché fissa le corresponsabilità nel percorso tra coach e cliente e lo dispone a relazionarsi oggettivamente e positivamente con la realtà che affronta (Io Adulto).
L’accordo deve ovviamente contemplare:
Informazioni sul coach (generalità, recapiti telefonici, mail etc.);
Luogo di svolgimento delle sessioni (studio del coach, skype, sede del cliente, etc.);
Durata della sessione e cadenza degli appuntamenti (es. 90 minuti ogni 15 giorni);
Illustrazione e consegna del codice etico di riferimento del coach (es. Carta etica dell’AICP);
Principali dati personali del cliente e sottoscrizione tutela della privacy;
Costo e modalità di pagamento delle sessioni;
L’accordo con il cliente deve anche menzionare che:
Il coaching non è una terapia, né una consulenza ma un metodo di sviluppo personale;
Il cliente è responsabile ad attivarsi ed impegnarsi nel raggiungimento degli obiettivi autodeterminati;
Il coach è responsabile di accompagnare, allenare le potenzialità e portare a maturazione la consapevolezza, l’autonomia e la responsabilità del cliente nel percorso verso il suo obiettivo.
Il setting – È il luogo nel quale si sviluppa la relazione di coaching, deve essere quindi concepito per agevolarla il più possibile. Il cliente deve sentirsi nel suo luogo ideale, stare bene, deve essere al riparo da rumori, disturbi e godere della propria privacy. Il setting è composto da una parte astratta (metodologia usata, personalità del coach) e da una parte concreta (studio, arredamento, abbigliamento del coach). Il setting deve essere funzionale alla relazione facilitante. Il setting non è necessariamente lo studio del coach ma è qualsiasi luogo nel quale avviene la sessione (abitazione, studio, ufficio, azienda del cliente).
Primo incontro – L’importanza del primo incontro risiede non solo nella raccolta di informazioni, ma si sostanzia nel porre le basi della creazione della relazione facilitante. L’attenzione è rivolta alla relazione e al contenuto del narrato del cliente.
Prossemica – E’ lo studio del modo in cui le persone si posizionano nello spazio in relazione ad altre persone o all’ambiente. Fondamentalmente esistono 4 distanze prossemiche tra una persona e l’altra, queste distanze sono regolate dai rapporti interpersonali e a loro volta incidono sulla relazione tra i soggetti. La prossemica è direttamente correlata con il setting, il cliente deve sentirsi a proprio agio e alla giusta distanza dal coach. Il giusto spazio è stabilito dal cliente, il coach professionista capisce e adegua le distanze interpretando i segnali di gradimento o meno del cliente.
Comunicazione – Esiste la comunicazione logica (linguaggio verbale codificato) e comunicazione analogica (linguaggio paraverbale e linguaggio non verbale). Nella comunicazione analogica il linguaggio paraverbale è costituito dalla modalità con cui vengono espresse le parole (velocità, tono, ritmo), il linguaggio paraverbale può sfumare il significato di una parola o addirittura cambiarlo. Il linguaggio non verbale della comunicazione analogica è costituito dal comportamento gestuale, può esistere indipendentemente dal linguaggio verbale, può modulare il significato del messaggio sino a contraddirlo. La comunicazione logica ha a che fare con la trasmissione, attraverso le parole, di un contenuto, di un’informazione ed è accompagnata, nella quasi totalità dei casi, dalla comunicazione analogica. La comunicazione analogica trasmette, anche senza parole, sentimenti, emozioni ed atteggiamenti. Il tempo di decodifica (comprensione dell’informazione) è diverso tra le varie tipologie di comunicazione, impiegheremo molto meno tempo a decodificare il linguaggio non verbale, poi il paraverbale e per ultimo il linguaggio verbale. Nella comunicazione veniamo prima visti, poi sentiti e infine compresi. Nel coaching tutto ciò assume una importanza rilevante, soprattutto nelle prime fasi in cui si cerca di stabilire una relazione efficace. Se il coach e il cliente sono impegnati a definire il tipo di relazione, a decodificare la comunicazione analogica (come il messaggio viene trasmesso), a porre attenzione ai comportamenti, alla mimica, e ai segnali di gradimento, utilizzano risorse ed energia che saranno sottratte alla comprensione del contenuto dell’informazione trasmessa. In questo caso la relazione è inefficace perché relega in secondo piano il contenuto del messaggio che nel coaching è il narrato del cliente. La spontaneità, la semplicità, la fiducia reciproca, ma soprattutto l’autenticità favoriscono l’instaurazione di una relazione efficace che permette e facilita la comprensione del contenuto del messaggio. Resta inteso che il coach professionista deve essere in grado di gestire sul piano positivo la relazione con il cliente per rendere efficace la comprensione del contenuto.
La relazione cliente-coach – L’interazione tra le persone può essere di tipo simmetrico (uguaglianza, parità) o di tipo complementare (differenza). Nell’interazione simmetrica i comportamenti delle persone sono sullo stesso piano, nell’interazione complementare i comportamenti di una persona completano quelli di un’altra persona.
Nel coaching la relazione è efficace quando:
E’ simmetrica nell’interazione, in quanto il coach è alla pari con il cliente, non è, ad esempio, un consulente che suggerisce informazioni, consigli o modi di fare.
E’ complementare in quanto il coach e il cliente hanno, nella relazione, ruoli specifici.
E’ asimmetrica nel contenuto, in quanto il centro dell’attenzione è il cliente e il suo racconto. Ogni fase dell’intervento di coaching è focalizzata sul cliente mai sul coach. Il protagonista è uno solo, il cliente.
Le 4 A nella relazione di coaching – La relazione tra cliente e coach sarà efficace e facilitante solo se l’attenzione sarà focalizzata sul cliente inteso come “una persona in divenire” invece che sulla “persona con difficoltà”. Il coach professionista per relazionarsi in tal modo con il cliente userà i primi strumenti della sua cassetta degli attrezzi, Accoglienza, Ascolto, Alleanza e Autenticità.
Accoglienza è l’adesione all’altro, la collaborazione senza secondi fini. Il coach accetterà il racconto del cliente senza interromperlo con giudizi, non avrà urgenza di arrivare al traguardo, non suggerirà una soluzione ma userà il trascorrere del tempo come una risorsa che favorisca la maturazione della consapevolezza del cliente.
Ascolto. La capacità di ascolto è una delle caratteristiche principali del coach professionista. Caratteristica fondamentale, e ovvia, dell’ascolto è il non interrompere il racconto. L’ascolto permette la raccolta delle informazioni e l’accoglienza del cliente. Tale capacità è anche usata dal coach per gestire il processo comunicativo (comunicazione logica e analogica). Nella relazione di coaching efficace e facilitante l’ascolto si accompagna con:
Il silenzio, il coach non interrompe il flusso comunicativo del cliente, con il silenzio prolunga la sua riflessione.
Le domande attraverso le quali il coach scopre e approfondisce la realtà del cliente.
Il feedback, il coach a seguito dell’ascolto rimanda al cliente una verifica, un approfondimento o una focalizzazione.
L’ascolto del coach da una parte deve essere empatico per assumere la posizione del cliente (accoglienza) ma dall’altra parte deve mantenere un certo distacco per consentire una diversa visione delle cose.
La curiosità e il disorientamento, a prima battuta non sembrano caratteristiche positive di un coach professionista, sono, però, le migliori armi dell’ascolto. Infatti il coach è curioso di sapere cosa il cliente gli racconterà, quali obiettivi si porrà, quale strategia adotterà per raggiungerli. Il coach è disorientato in relazione al racconto del cliente perché non ne conosce la direzione, ma è attento e pronto a qualsiasi percorso. Curiosità e disorientamento facilitano l’ascolto. Il cliente si sente ascoltato. Il buon ascolto rende efficace la relazione.
Alleanza, il coach si allea con il cliente nel percorso verso il raggiungimento dell’obiettivo. Il coach collabora all’impresa fidandosi completamente delle capacità del cliente.
Autenticità è la condizione nella quale deve porsi il coach professionista. La mancanza di questa autenticità renderà inefficace la relazione, in quanto il cliente la considererà non sincera e attiverà i meccanismi di difesa (chiusura) nell’interazione con il coach.
Uso delle domande e feedback d’ascolto – Il coach professionista ha sempre con sé la propria cassetta degli attrezzi, abbiamo già provato le 4 A, ora scopriamo le domande e il feedback di ascolto. Il fine dell’intervento di coaching è quello di agevolare la maturazione di consapevolezza, di autonomia e di responsabilità del cliente nell’affrontare la realtà, la propria vita. Per raggiungere questo risultato il cliente è accompagnato dal coach all’approfondimento della conoscenza di sé, alla cura di sé, all’individuazione di risorse (potenzialità), al loro allenamento, alla realizzazione e verifica di piani di azioni strategicamente concepiti al raggiungimento degli obiettivi autodeterminati e concreti. Il coach in questo processo usa, tra gli altri, gli strumenti delle domande e del Feedback di ascolto.
Le domande. Nella relazione facilitante il cliente, per andare oltre la superficie, per percorrere nuove vie verso gli obiettivi, per raggiungere il benessere e la felicità, è stimolato dal coach attraverso l’uso delle domande. Se queste domande ampliano la visione, offrono nuove prospettive di pensiero, producono o contribuiscono al processo di maturazione del cliente diventano domande efficaci, capaci di accompagnare il cliente al risultato, altrimenti restano semplici domande che percorrono una via già percorsa.
Il Feedback di ascolto. Il coach professionista dopo aver ascoltato il racconto del cliente può restituirgli delle informazioni. Le informazioni restituite sono riflessioni aderenti al narrato del cliente e servono ad offrire nuovi spunti di riflessione e approfondimento alla ricerca della maturazione di consapevolezza, autonomia e responsabilità. Il feedback di ascolto trova in ciò la propria efficacia.
La richiesta di coaching è il risultato della differenza tra il desiderio di futuro e la percezione del presente del cliente. Il presente percepito è la valutazione personale che il cliente compie su se stesso riguardo il proprio stato attuale, il futuro desiderato, composto da desideri e obiettivi, è la visione, di un domani, su se stesso che il cliente assume per la propria realizzazione. Tale richiesta scaturisce quindi dalla difficoltà di auto-realizzazione. La richiesta di coaching è pertanto una richiesta di agevolazione e accompagnamento verso la realizzazione di obiettivi e desideri. Il coach professionista esplorerà, con gli strumenti del mestiere, il presente e il desiderio di futuro del cliente, faciliterà la focalizzazione di obiettivi concreti, individuerà e allenerà le potenzialità del cliente, monitorerà (con il cliente) il piano di azione, offrirà agevolazione nello scardinare gli ostacoli che si frappongono al traguardo.
Il racconto del cliente è stimolato dall’uso degli strumenti del coach. Domande e feedback efficaci abbiamo detto che contribuiscono alla maturazione della consapevolezza, autonomia e responsabilità del cliente. Il percorso di questa maturazione sarà evidente nel racconto del cliente. All’inizio del percorso di coaching il racconto del cliente potrà caratterizzarsi per genericità, per passività, impersonalità, con lo scorrere delle sessioni e con l’intervento degli strumenti del coach il racconto del cliente si arricchisce di contenuti. Il racconto si trasforma, diventa specifico, centrato sull’azione del cliente, ricco di significati ed emozioni, carico di energia rivolta agli obiettivi di miglioramento o cambiamento.
Lo sviluppo del potenziale è quel processo che parte dalla individuazione e conoscenza (consapevolezza) delle proprie potenzialità, si sviluppa nel loro uso (allenamento) per aumentare o creare nuove competenze (capacità funzionale ad uno scopo) e per raggiungere i propri obiettivi. L’uso delle potenzialità non si esaurisce una volta raggiunto l’obiettivo autodeterminato, ma continua ad essere esercitato dal cliente nel corso della vita. Cosa particolarmente interessante lo sviluppo del potenziale non termina. Il compito del coach professionista, in questa fase, è quello di agevolare la consapevolezza del cliente, di facilitare l’individuazione delle potenzialità e di allenare il cliente al loro uso.
La consapevolezza attraverso la cura di sé – Il processo di sviluppo del Potenziale, se non ha un termine, ha però un inizio. La partenza è la maturazione di consapevolezza, materiale e immateriale, del cliente su tutto ciò che lo riguarda (il contesto inteso come ambiente e relazioni), a cominciare dalla cura di sé, al volersi bene con azioni quotidiane, a riflettere su di sé. La cura di sé porta, inevitabilmente, il cliente alla maggiore conoscenza di se stesso, questa maggiore conoscenza si traduce in maggiore consapevolezza che viene utilizzata per prendersi maggiormente cura di sé innescando il primo circolo virtuoso. Il coach professionista agevola la maturazione di consapevolezza del cliente su di sé facilitando la scoperta e la conoscenza delle proprie potenzialità. L’uso di queste potenzialità oltre al raggiungimento dell’obiettivo condurrà il cliente verso la felicità (vita piena di senso) e all’autorealizzazione.
La vita felice – E’ il secondo circolo virtuoso che si attiva a partire dalla cura di sé. Se le potenzialità, individuate con il metodo del coaching e verificate dal coach con il cliente, sono usate, il più possibile nella vita di tutti i giorni, porteranno il cliente a vedere progressi certi nelle azioni che compirà per il raggiungimento dei propri obiettivi di miglioramento o cambiamento . Questo nuovo modo di saper esercitare le proprie competenze è efficace perché procura benessere nel cliente che si rende consapevole dei risultati positivi raggiunti. Lo stato di benessere raggiunto dal cliente lo porta alla ricerca di nuove potenzialità (non note a sé) o al rafforzamento di quelle già conosciute, in un percorso di miglioramento e di conoscenza continua generando in lui felicità. L’aspetto particolarmente interessante in questa interazione tra il metodo del coaching e la felicità sono i benefici che ne può trarre il cliente. Essere felice nel trarre piacere da un emozione positiva, da un’esperienza ottimale “Flow”, o magari dal vivere una vita ricca di senso nella quale il cliente si auto-realizza.
L’autorealizzazione – L’autorealizzazione è il risultato dell’aver raggiunto il proprio obiettivo di miglioramento o cambiamento. Il cliente che ha raggiunto questo obiettivo ha compiuto un percorso costituito da aspetti immateriali (cura di sé, conoscenza di sé, consapevolezze delle potenzialità) ma anche, e soprattutto da aspetti materiali (azioni e uso delle potenzialità). Il cliente usa le potenzialità nelle azioni che compie nel raggiungere il proprio obiettivo nel quale si realizza. L’auto-realizzazione del cliente avviene fondamentalmente in tre aree, quella della relazionalità (rapporto con gli altri), quella della competenza (capacità ed efficacia) e quella dell’autonomia (indipendenza nelle scelte). Il metodo del coaching qui assume un aspetto ancora più pratico perché agevola e affianca il cliente nel raggiungimento della realizzazione in ognuna delle tre aree.
Il potenziale e le potenzialità – Il potenziale è l’insieme delle caratteristiche personali che cliente potrebbe sviluppare se ricevesse la giusta stimolazione dall’ambiente (contesto e relazioni) e si dedicasse al loro uso (allenamento). Le potenzialità sono i singoli punti di forza del carattere, le caratteristiche positive, gli aspetti caratterizzanti del cliente. Le proprie potenzialità possono essere sconosciute o poco conosciute dal cliente, questi potrebbe non usarle o usarle poco nella propria vita. Il coach professionista in questa fase accompagna il cliente alla scoperta delle proprie potenzialità, ne agevola l’individuazione, si accorda con il cliente sul loro allenamento e uso. Le potenzialità forniranno energia necessaria allo svolgimento del piano d’azione per il raggiungimento degli obiettivi.
Rilevare le potenzialità è il processo con il quale il coach professionista agevola l’individuazione delle potenzialità rispetto alle altre caratteristiche del cliente. Il coach usa gli attrezzi della propria cassetta, può utilizzare strumenti concreti quali questionari diretti alla evidenziazione delle caratteristiche forti della personalità del cliente, oppure domande e feedback per esplorare temi legati alle potenzialità quali cura di sé, benessere, felicità, efficacia, autorealizzazione. Altre modalità di individuazione delle potenzialità possono avvenire tramite l’ascolto attivo del racconto del cliente che si sofferma, in particolar modo, su aspetti positivi legati alle sue capacità o abilità. La capacità di gestire il processo comunicativo, soprattutto quello analogico (paraverbale e non verbale), permette al coach di individuare le potenzialità del cliente nella trasmissioni di emozioni al quale potrebbe essere riferita una potenzialità. Il coach professionista una volta individuata una potenzialità la rimanda al cliente (feedback) e la verifica con lui. Le potenzialità individuate e verificate possono entrare a far parte di un programma di allenamento per il loro uso concreto. Se allenate e usate conducono al benessere, se le potenzialità restano latenti, inespresse o ostacolate creano difficoltà al cliente.
L’allenamento delle potenzialità – E’ l’unico momento del metodo del coaching nel quale il coach prende l’iniziativa ma concorda con il cliente le modalità dell’allenamento. Tutte le potenzialità individuate, anche quelle inespresse o ostacolate, devono essere utilizzate (allenate nell’uso) sin dal momento in cui il cliente si prende cura di sé per accedere alla consapevolezza. Il coach assegnerà, concordando con il cliente, veri e propri esercizi di uso delle potenzialità, tra una sessione e l’altra o in sessione, in aspetti o campi graditi dal cliente. Una volta allenate, le potenzialità potranno essere utilizzate nelle azioni da compiere nel piano strategico per la realizzazione degli obiettivi del cliente.
Lo sviluppo del talento e la prestazione eccellente – Rispetto ad una prestazione che il cliente può effettuare il risultato scaturito potrebbe essere negativo, positivo o eccellente. Il coach professionista affianca il cliente nella maturazione di consapevolezza su cosa ha determinato quel particolare risultato. Se il risultato è negativo (bassa performance) e non si conoscono le cause che lo hanno determinato, il compito del coach sarà quello di stimolare il cliente a far luce sulle cause e a conoscerle, seguentemente, sarà quello di stimolare il cliente affinché questi possa, consapevolmente, rinforzare le aree deboli e possa migliorare la propria prestazione sino a farla divenire positiva. Nella prestazione positiva il cliente lavora consapevolmente sul rafforzamento delle proprie competenze sino a quando il risultato che ne scaturirà sarà automatico. Il coach professionista agevolerà la prestazione di eccellenza quando il cliente maturerà la consapevolezza del bisogno di superare la prestazione positiva automatica. L’automatismo cristallizza la prestazione a quel livello accettato. Il cliente è pertanto accompagnato dal coach alla ideazione e realizzazione dell’esercizio intenzionale quotidiano, che superi l’automatismo con il miglioramento della prestazione e della competenza continuo, è la prestazione di eccellenza. L’esercizio intenzionale presuppone un lavoro impegnativo, è studiato per trasformare la prestazione positiva in eccellenza, e il cliente in una persona di talento.
Nel coaching l’obiettivo è un traguardo reale, un risultato tangibile che il cliente si pone di raggiungere. Il piano di azione è lo strumento strategico concreto che pianifica l’agire del cliente per il raggiungimento dell’obiettivo. Il cliente determina l’obiettivo e il proprio piano di azione. Il coach professionista agevola il processo di conoscenza e focalizzazione degli obiettivi, facilita la strutturazione ed esecuzione del piano di azione, collabora nella fase di monitoraggio e verifica che le potenzialità allenate siano usate dal cliente.
Gli Obiettivi, autodeterminati dal cliente, dirigono il suo agire, focalizzano le sue energie sul traguardo, favoriscono la scoperta di strategie utili per il loro raggiungimento. In sostanza gli obiettivi facilitano e qualificano la prestazione del cliente. La prestazione è l’azione che il cliente compie nel raggiungimento dell’obiettivo. Tra l’obiettivo e la prestazione entrano in gioco alcuni fattori che caratterizzano la prestazione in relazione all’obiettivo:
Autodeterminazione dell’obiettivo. In linea con il metodo e lo spirito del coaching il cliente stabilisce il proprio obiettivo, lo determina. L’obiettivo autodeterminato è carico di spinta motivazionale al suo perseguimento, il cliente ha la determinazione necessaria al raggiungimento del traguardo. Il coach professionista non imporrà o giudicherà gli obiettivi del cliente ma si limiterà ad agevolare la consapevolezza del cliente sulla scelta effettuata in relazione all’aspetto motivazionale.
Rilevanza dell’obiettivo. E’ il grado di importanza che il cliente attribuisce al proprio obiettivo. Maggiore è l’importanza dell’obiettivo, maggiore sarà l’impegno che il cliente attiverà nell’azione per raggiungerlo.
Uso delle potenzialità e competenze. L’uso delle potenzialità e delle competenze ha influenza diretta sulla prestazione verso l’obiettivo. Maggiori sono le qualità positive (potenzialità) e le quantità di abilità (competenze) usate del cliente, maggiori saranno le possibilità di riuscita nel raggiungere gli obiettivi. Ecco l’importanza dell’allenamento e dell’uso delle potenzialità.
Autoefficacia. Il senso di autoefficacia del cliente è dato dalla sua auto valutazione sulle proprie capacità di ottenere un risultato in riferimento ad un compito, ad un obiettivo. Il senso di autoefficacia entra in relazione con la prestazione del cliente in maniera bidirezionale, da una parte la percezione delle proprie abilità determinerà un livello di performance, dall’altra il livello di performance espresso (risultato) stabilirà il livello di autoefficacia. Il senso di autoefficacia entra, così, in relazione con gli obiettivi, maggiore il senso di autoefficacia più sfidanti saranno gli obiettivi scelti, e maggiore sarà l’attività svolta per raggiungere il traguardo. Il coach professionista è chiamato a sostenere la maturazione di consapevolezza sul senso di autoefficacia del cliente, ma è anche chiamato ad allenare il cliente all’uso delle proprie potenzialità per rafforzare le sue competenze, le sue abilità, le sue capacità, che determineranno un migliorato senso di autoefficacia la quale inciderà sul livello di sfida dell’obiettivo scelto dal cliente. La possibilità del cliente di intervenire sulla propria realtà (ambiente) è chiamata agentività (Agency).
Ambiente. L’Ambiente del cliente è dato dalla somma del contesto (ambito di lavoro, di vita, ecc.) e dalle relazioni (rapporti con altre persone). L’obiettivo autodeterminato del cliente si colloca necessariamente nel suo ambiente. L’ambiente è pertanto in relazione con l’obiettivo, autodeterminato, in quanto faciliterà od ostacolerà l’azione del cliente verso il traguardo. Il cliente come si comporterà nei confronti del proprio ambiente? E nei confronti del proprio obiettivo? Il metodo del coaching e la professionalità del coach entrano in campo con l’accompagnare il cliente in un approfondito esame e una dettagliata valutazione della relazione tra il suo obiettivo e il suo ambiente. Il coach facilita la consapevolezza del cliente sulla valutazione di allineamento o meno dell’ambiente all’obiettivo. Il non allineamento dell’obiettivo-ambiente comporterà una profonda valutazione del cliente sulle possibilità di mantenere l’obiettivo, di ricalibrazione dell’obiettivo o di migliorare/cambiare l’ambiente. Il coach agevola l’individuazione degli ostacoli e dei facilitatori.
Le caratteristiche degli obiettivi. Abbiamo detto che gestire un obiettivo significa individuare quello che si vuole ottenere, studiare una strategia su come ottenerlo, e metterla in pratica, mettersi in azione, agire. Nel metodo del coaching, pragmatico e volto al reale, l’obiettivo è definito con l’acronimo SMARTER in quanto deve possedere 7 caratteristiche: Specifico (chiaro e concreto), Misurabile (monitorato), Attuabile (raggiungibile), Rilevante (importante), Temporale (priorità e tempi di realizzazione), Egoecologico (compatibile con i valori e con l’ambiente del cliente), Registrato (scritto). Compito del coach professionista è quello di accompagnare il cliente a questa definizione del proprio obiettivo.
Il Piano di azione. Il metodo del coaching ha agevolato la consapevolezza del cliente nel processo di trasformazione del desiderio di futuro in uno o più obiettivi smarter. Il coach ha allenato all’uso le potenzialità del cliente e ha agevolato la fissazione dell’obiettivo concreto ora in vista dal cliente. Il cliente deve ora concepire il piano strategico e, poi, mettersi in azione (utilizzando, anche, tutte le potenzialità allenate) per raggiungere l’obiettivo. Il coach professionista accompagna il cliente nell’elaborazione, nell’esecuzione e nel monitoraggio del piano. Il Piano di azione deve essere autodeterminato dal cliente, deve rispondere alle caratteristiche smarter, e deve contenere:
L’obiettivo da ottenere – E’ l’elemento imprescindibile del piano d’azione, è il vero e proprio obiettivo di risultato dal quale dipende la riuscita o meno del percorso. Il raggiungimento di tale obiettivo dipende, in parte, dall’azione del cliente e, in parte, dalle condizioni dell’ambiente (contesto e relazioni del cliente). Il coach professionista metterà in luce questo aspetto e agevolerà la riflessione del cliente sulla possibilità di scomposizione dell’obiettivo di risultato in aree di intervento comprendenti obiettivi di prestazione.
Le aree di intervento prestazionale sono le zone nelle quali il cliente agisce direttamente e alle quali attribuisce la capacità di intervenire sul raggiungimento del risultato. Gli obiettivi di prestazione, autodeterminati dal cliente, si inseriscono in queste aree. Il raggiungimento degli obiettivi di prestazione dipenderà dall’efficacia dell’azione del cliente. Il coach professionista agevolerà la consapevolezza del cliente sul processo e sulla determinazione degli obiettivi di prestazione. Gli obiettivi di prestazione possono essere scomposti, a loro volta, in obiettivi di processo.
Gli obiettivi di processo sono direttamente raggiunti dal cliente con azioni concrete, specifiche e mirate. Sono la base del processo nel quale il cliente si mette concretamente all’opera per raggiungere uno dopo l’altro (sviluppo temporale e scelta di priorità) gli obiettivi di processo, gli obiettivi di prestazione e infine l’obiettivo di risultato. Da qui comincia anche la collaborazione del coach nel monitoraggio e nel far luce sugli ostacoli e sui facilitatori.
Gli ostacoli e i facilitatori del Piano di azione. Gli ostacoli sono le barriere che si frappongono alla realizzazione del piano d’azione del cliente. Fondamentalmente gli ostacoli possono essere di 2 tipi, ambientali (ostacoli nel contesto e relazioni del cliente) e di processo (derivanti dallo svolgimento del piano d’azione). I facilitatori, al contrario degli ostacoli, sono degli agenti di agevolazione nello svolgimento del compito del cliente. Anche i facilitatori sono di 2 tipi, le persone(es. alleati) e gli strumenti (es. tecnologia). Il coach professionista agevolerà la consapevolezza del cliente sull’esistenza degli ostacoli e dei facilitatori, favorirà la riflessione del cliente su come superare le barriere e utilizzare al meglio gli alleati e gli strumenti di supporto. Il coach farà anche luce su come un particolare ostacolo di processo, quello di fase, implicito nello svolgimento del piano di azione, possa essere considerato positivo in quanto segna la fase di passaggio nel percorso verso l’obiettivo di risultato.
Il monitoraggio del Piano di azione è la valutazione della funzionalità dello strumento (piano di azione) che il cliente, agevolato dal coach, va ad effettuare. Il monitoraggio parte dalla messa in funzione del piano e serve a controllare se le azioni compiute, o quelle da compiere, stanno portando il cliente il direzione dell’obiettivo di risultato. Il feedback, abbiamo già visto, è un’informazione di ritorno che porta nel sistema il risultato dell’osservazione (informazione) sul sistema stesso, il quale utilizza tali informazioni per svilupparsi, per migliorare o cambiare. Il sistema è composto da cliente, piano di azione e realizzazione del piano di azione (azioni). Il feedback di monitoraggio, pertanto, è l’analisi attenta, sulla quale il coach agevola la riflessione del cliente, di tutte le informazioni che derivano dalla messa in pratica di ogni aspetto strategicamente individuato nel piano di azione, in funzione del raggiungimento dell’obiettivo di risultato. Il coach professionista stabilisce con il cliente le modalità e i tempi di monitoraggio, agevola la riflessione approfondita del cliente sulle informazioni di ritorno (feedback) e sul loro uso nel piano di azione. E’ il cliente che decide, consapevolmente, quale uso fare delle informazioni di ritorno, a partire dal mantenere intatto il piano d’azione sino a stravolgerlo completamente. Il coach professionista, non giudica o consiglia, accompagna il cliente in questo percorso.
La chiusura dell’intervento di coaching è parte integrante della metodologia, in quanto sancisce il termine del percorso. È il giusto momento in cui il cliente matura consapevolezza e responsabilità sul percorso compiuto e sui risultati conseguiti attraverso i propri obiettivi di miglioramento o cambiamento. Il cliente valuta l’acquisizione di capacità, conoscenze e potenzialità. Sperimenta e valuta l’autonomia ottenuta. Il coach professionista dedicherà una sessione per agevolare la riflessione sul percorso effettuato dal cliente, unico autore, protagonista della propria realizzazione, e favorirà la riflessione approfondita del cliente sul grado di maturazione di consapevolezza, autonomia e responsabilità ottenute nel percorso di coaching.